L’élite addestrata della moda si piega alle Celebrity Designers – Intervista Esclusiva con Annamaria Tartaglia

L’élite addestrata della moda si piega alle Celebrity Designers. Intervista ad Annamaria Tartaglia, CEO of TheBrandSitter, Founder Angels4Women, – W20 (G20) e W7 (G7) Advisor, Coordinatrice Scientifica dell’area Luxury&Fashion Management per la Business School del Sole 24ORE & More.

L’evoluzione di ruoli da parte delle “Celebrity Designers” nell’arena della moda non è certo cosa nuova. Il rapporto tra brand e celebrità indica, oggi, una inclinazione importante nel settore del lusso: la necessità di ampliare il proprio raggio d’azione al di là della moda per creare un’esperienza di marca più completa e coinvolgente, cercando di innovare e di anticipare le tendenze del mercato, mantenendo al contempo la propria identità e il proprio valore simbolico e culturale. L’élite “addestrata” della moda e del lusso si conferma, da sempre, una figura fondamentale in questo mondo sia come riferimento che come guida per il futuro.

L'élite addestrata della moda si piega alle Celebrity Designers – Intervista Esclusiva con Annamaria Tartaglia

L’alta moda è pronta per la reinvenzione o l’irrilevanza?

L’alta moda è un settore che ha sempre avuto un fascino indiscutibile e che come molti settori sta vivendo una fase di cambiamento e di sfide importanti che potrebbero portarla a decidere di reinvertarsi in un’ottica ancora maggiore di sostenibilità e innovazione.

L’alta moda ha sempre valorizzato l’unicità, l’artisticità, l’eccentricità, la spettacolarità, senza preoccuparsi del ritorno economico effettivo rappresentando il desiderio irraggiungibile per la maggior parte dei clienti del lusso.

La sfida più grande rimane quella di mantenere il suo valore simbolico e culturale, senza perdere la capacità di creare desiderio e continuando a essere il mondo dove l’immaginazione può sperimentare trovando oggi anche il supporto delle nuove tecnologie senza perdere di vista la propria identità e la propria storia.

Nomi famosi hanno rubato i riflettori all’élite addestrata della moda, riallineando le forze che guidano sia gli stili sia i profitti dei più grandi nomi dell’abbigliamento di lusso. Questo acrobatismo è così scontato?

L’industria della moda è in costante evoluzione e negli ultimi anni si è assistito a una evoluzione di ruoli, contenuti e leadership nel settore. È vero che nomi famosi provenienti da ambiti diversi, come ad esempio la musica o l’arte, hanno acquisito sempre più visibilità nel mondo della moda e hanno contribuito a ridefinire gli stili e le tendenze.

Tuttavia, non è corretto affermare che questi nomi famosi abbiano “rubato” i riflettori all’élite addestrata della moda. La moda è un settore molto ampio e diversificato, che comprende figure professionali “sfaccettate” e che si basa su una complessa rete di collaborazioni e di influenze reciproche.

Inoltre, molti nomi famosi che si sono avvicinati alla moda hanno fatto parte di collaborazioni e progetti che hanno contribuito a rafforzare l’immagine e il valore sia dei brand che delle loro creazioni. L’acrobazia di cui si parla, dunque, è un fenomeno complesso e in continua evoluzione che coinvolge molte variabili e dinamiche.

In ogni caso, è importante sottolineare che in molti casi e soprattutto nei grandi gruppi internazionali, l’industria della moda continua a essere guidata da figure professionali altamente specializzate e con grandi competenze acquisite nel tempo, che lavorano duramente per creare non solo prodotti ed esperienze di alta qualità e di grande impatto culturale ma anche significativi risultati economici, ormai irrinunciabili per gli investitori.

La moda è un settore che richiede un’attenzione costante ai dettagli, una grande creatività e un’ampia conoscenza delle tendenze e dei gusti dei consumatori, ed è per questo che l’élite “addestrata” della moda e del lusso resta una figura fondamentale in questo mondo sia come riferimento che come guida per il futuro.

Pharrell da Louis Vuitton: il lusso ha superato la moda? Le reazioni alla mossa del marchio di nominare un non designer come direttore creativo maschile sono state contrastanti. Ma le strategie culturali che vanno oltre la moda possono essere sempre più importanti per i marchi su scala Vuitton?

La nomina di Pharrell Williams come direttore creativo maschile da Louis Vuitton è stata una scelta sorprendente, ma non del tutto inattesa, considerando l’impatto culturale che il musicista e produttore ha avuto nel mondo della moda. La decisione ha suscitato reazioni contrastanti, ma indica una tendenza importante nel settore del lusso: la necessità di ampliare il proprio raggio d’azione al di là della moda.

I marchi di lusso stanno sempre più investendo in strategie culturali e di marketing che vanno oltre la moda, per raggiungere nuovi pubblici e per creare un’esperienza di marca più completa e coinvolgente. Questo significa che il ruolo del direttore creativo sta cambiando, diventando sempre più quello di un curatore culturale in grado di interpretare le tendenze e di sviluppare idee innovative che si estendono ben oltre i confini della moda.

La nomina di Pharrell Williams può essere vista in questo senso: non tanto come una scelta che mette in discussione il ruolo del designer nella moda, ma come una mossa strategica che punta a consolidare il posizionamento culturale di Louis Vuitton e ad allargare il proprio pubblico di riferimento.

In definitiva, il lusso e la moda sono strettamente interconnessi, ma i marchi di lusso stanno sempre più guardando oltre la moda per creare un’esperienza di marca più completa e coinvolgente. La nomina di Pharrell Williams è un esempio di come i marchi di lusso stiano cercando di innovare e di anticipare le tendenze del mercato, mantenendo al contempo la propria identità e il proprio valore simbolico e culturale.

Nel romanzo “American Gods”, Neil Gaiman immagina i vecchi dei in crisi di popolarità (oggi diremmo di perdita di followers), che combattono le nuove divinità digitali avvantaggiate nella lotta (hanno più engagement, si direbbe ora). Scontro tra modelli?

Il romanzo “American Gods” di Neil Gaiman è una riflessione interessante sull’evoluzione della cultura e delle credenze in un mondo sempre più digitale e globalizzato. La storia racconta di vecchi dei che, in crisi di popolarità, lottano per sopravvivere e resistere all’avanzata delle nuove divinità digitali, che sembrano avere un vantaggio nella lotta per l’attenzione e l’interesse del pubblico.

In un certo senso, si può vedere questo scontro come una metafora del conflitto tra modelli culturali e di consumo diversi, tra la tradizione e l’innovazione, tra il passato e il futuro. I vecchi dei rappresentano un mondo ormai obsoleto, che sta perdendo terreno di fronte alla crescente influenza della tecnologia e della cultura digitale. Le nuove divinità digitali, al contrario, incarnano l’innovazione e la modernità, ma anche la superficialità e l’effimero, il culto dell’immagine e del successo a tutti i costi.

Il conflitto tra questi due modelli culturali è evidente anche nel mondo della moda e del lusso, dove le case storiche cercano di rinnovarsi e di adattarsi alle nuove tendenze e alle esigenze dei consumatori, senza perdere di vista la propria identità e il proprio valore simbolico. La sfida è quella di trovare un equilibrio tra tradizione e innovazione, tra il mantenimento di un patrimonio culturale e l’adattamento alle esigenze del mercato.

In conclusione, il romanzo “American Gods” di Neil Gaiman rappresenta un interessante spunto di riflessione sul conflitto tra vecchi e nuovi modelli culturali e di consumo, che investe molte aree della nostra vita, tra cui la moda e il lusso e che non credo al momento possa avere reali vincitori.

Come possono i brand uscire da questo schema pur continuando a coltivare l’impatto virale che solo una star con un enorme seguito su Instagram sembra essere in grado di generare?

Pur facendo parte di questo mondo credo che Instagram sia un fenomeno massivo che genera noia e frustrazione e che per i brand sia arrivato il momento di ripensare il loro modo di comunicare su questo come su altri social adottando strategie più innovative e creative.

Innanzitutto, possono cercare di coinvolgere sempre di più i propri clienti e fan attraverso attività di user-generated content, che permettono agli utenti di creare e condividere contenuti originali legati al brand con un aspetto più “personalizzato”. In questo modo, il brand può sfruttare l’effetto di amplificazione delle reti social creando una sorta di “effetto domino” che diffonde il messaggio a un pubblico sempre più vasto e diversificato.

Inoltre, i brand possono collaborare con influencer di nicchia, che hanno un seguito più limitato ma un pubblico più interessato e impegnato nel loro specifico settore di riferimento. Questo permette di raggiungere un pubblico più qualificato e di creare un legame più forte con i propri clienti.

Infine, i brand possono sperimentare nuove forme di comunicazione, utilizzando strumenti come la realtà virtuale e aumentata, l’intelligenza artificiale e il machine learning, per creare esperienze coinvolgenti e innovative per i propri clienti.

In sintesi, i brand possono uscire dallo schema tradizionale di affidarsi solo alle star con un enorme seguito su Instagram per generare impatto virale, adottando strategie innovative e creative che coinvolgono i propri clienti e fan, collaborano con influencer di nicchia e sperimentano nuove forme di comunicazione.

Oppure possono decidere di non usare più i social e creare nuove modalità più culturali e alternative per parlare ai propri target.

Il supporto ad una nuova generazione di creativi e la ferma volontà di cercare, scoprire e valorizzare il talento è una necessità rispetto al presente?

Assolutamente sì. Il supporto alla nuova generazione di creativi e l’investimento nel talento emergente sono essenziali per il futuro dell’industria creativa e del settore moda in particolare.

In un mondo in cui la tecnologia sta cambiando rapidamente la natura del lavoro e la concorrenza è sempre più intensa, il talento e la creatività sono diventati fattori chiave per il successo. Tuttavia, molti giovani creativi incontrano ancora difficoltà ad affermarsi e a trovare sostegno finanziario e professionale per sviluppare le proprie idee.

Per questo motivo, molte aziende e organizzazioni si stanno impegnando a fornire supporto e risorse ai giovani talenti, attraverso programmi di mentoring, borse di studio, concorsi e altre iniziative volte a scoprire e valorizzare il talento emergente. Questi programmi non solo forniscono ai giovani creativi le risorse di cui hanno bisogno per sviluppare le proprie idee, ma contribuiscono anche alla diversità e all’innovazione del settore moda e creativo in generale.

Inoltre, investire nella nuova generazione di creativi è anche un modo per le aziende di assicurarsi un futuro sostenibile e di rimanere rilevanti nel mercato in rapida evoluzione. I giovani creativi hanno un’ampia conoscenza delle ultime tendenze e tecnologie, e possono fornire un’energia e un’ispirazione preziose alle aziende.

In sintesi, il supporto alla nuova generazione di creativi e l’investimento nel talento emergente sono una necessità per il presente e il futuro dell’industria creativa e del settore moda in particolare. Ciò non solo fornisce opportunità ai giovani creativi, ma contribuisce anche alla diversità e all’innovazione del settore, consente alle aziende di rimanere rilevanti e competitive nel mercato in continua evoluzione.

E non dimentichiamoci che la chiave di tutto è la curiosità, la ricerca e l’ibridazione dei mondi. Solo così la moda potrà sopravvivere a se stessa e alla sua immagine riflessa da anni in uno specchio alla Dorian Gray.

L'élite addestrata della moda si piega alle Celebrity Designers – Intervista Esclusiva con Annamaria Tartaglia

BIO

Annamaria Tartaglia – CEO TheBrandSitter, Founder Angels4Women, W20 (G20) e W7 (G7) Advisor Delegate, Laureata in Marketing e Comunicazione, EMBA in Leadership (IMD Losanna), EMBA in Arte e Gestione dei Beni Culturali ha lavorato in agenzie internazionali di pubblicità (TBWA, B Communications GGK, Attila&Co) come Strategic Planner e ha poi proseguito la sua carriera nel mondo della moda, del lifestyle e del lusso. Tra le sue esperienze manageriali aziende quali Trussardi e Ferragamo in qualità di Global Marketing e Communications Director, Superga e Value Retail come Chief Marketing & Communications Officer.

Attualmente è Ambassador per Cartier Women’s Initiative, CEO di TheBrandSitter, be spoke factory dedicata allo sviluppo strategico di marchi alta gamma nei mercati internazionali e fondatrice di Angels4Women, il primo gruppo di business angels donne nato per sostenere e sviluppare start up al femminile. E’ impegnata nello scouting, mentoring e formazione di giovani talenti che supporta nei loro percorsi imprenditoriali con innovatività, visione e capacità di coaching. Nel 2019 è stata nominata da Startup Italia come una delle 150 donne che stanno cambiando l’Italia (#unstoppablewomen), finalista nel 2020 del Premio Business Angel dell’anno ed è delegata di W20, il gruppo di interesse della società civile che ha lo scopo di elaborare proposte di policy su gender parity, imprenditorialità e empowerment per i leader dei paesi membri del G20. Ha pubblicato il libro “Il Lusso… Magia&Marketing. Presente e futuro del superfluo indispensabile” (Ed. Franco Angeli – 5 edizioni dal 2005 ad oggi), è coordinatore scientifico dell’area Luxury&Fashion Management per BS24 e visiting professor presso le Università e le scuole più qualificate in Italia e all’estero (Boston, Doha, Mosca, Ginevra, Dubai).

Interview: © Courtesy of Annamaria Tartaglia