Dal 14 maggio al 13 agosto 2025, Palazzo Esposizioni accoglie la mostra-evento “Dal Cuore alle Mani: Dolce&Gabbana”, un viaggio sensoriale nel genio creativo di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, dove l’artigianalità italiana incontra cinema, memoria e sogno.

“Immergetevi nel mondo di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, dove magia e fantasia, leggenda e realtà si intrecciano”, Florence Müller, curatrice della mostra
Dal 14 maggio al 13 agosto 2025, Dal Cuore Alle Mani: Dolce&Gabbana apre a Palazzo Esposizioni Roma. È qui che, dopo Milano e Parigi, la mostra – accolta con un’affluenza senza precedenti, con orari estesi per soddisfare una domanda sempre più elevata – apre un nuovo e atteso capitolo negli spazi firmati da Pio Piacentini e inaugurati nel 1883, un luogo simbolico della cultura visiva contemporanea e del patrimonio condiviso, il più grande spazio espositivo e culturale del centro della capitale.
Un ritorno in Italia che si carica di nuovi significati: non un semplice riallestimento, ma una narrazione ripensata per il contesto, dove le creazioni di Domenico Dolce e Stefano Gabbana entrano in dialogo con l’impianto architettonico neoclassico, scenografia unica per un viaggio non solo nella moda, ma nel tempo, nell’arte, nella memoria e nella materia.
La mostra, promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, con il patrocinio di Roma Capitale, prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo con IMG e curata da Florence Müller con le scenografie di Agence Galuchat, raccoglie oltre duecento creazioni uniche di Dolce&Gabbana, simbolo dello stile italiano dell’Alta Moda. Un ringraziamento speciale all’Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale per il supporto e per l’accoglienza dedicata.
La mostra a Palazzo Esposizioni Roma presenta tre nuove sale. “Arte Sarda” è un tributo alla ricchezza del patrimonio tradizionale dell’isola e alla bellezza della sua antica architettura megalitica. La sala “Anatomia Sartoriale” racconta la corsetteria e lo studio delle forme del corpo umano come elemento essenziale della storia culturale dell’abbigliamento. La terza nuova sala “Cinema” celebra questa fonte di ispirazione costante per gli stilisti, grazie a uno speciale omaggio all’arte unica di Giuseppe Tornatore.
Una vetrina dell’impareggiabile maestria e dell’artigianalità espresse dal marchio, Dal Cuore Alle Mani: Dolce&Gabbana è una lettera d’amore aperta alla cultura italiana, da sempre ispirazione e musa delle creazioni di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, dei quali ripercorre lo straordinario processo creativo – dal cuore, da cui scaturiscono le idee, alle mani, attraverso cui le stesse prendono forma. L’esposizione, inoltre, include il lavoro di selezionati artisti visivi in dialogo con la creatività di Dolce&Gabbana.
Il percorso espositivo si sviluppa in un susseguirsi di grandi sale immersive su una superficie di circa 1.500 mq, esplorando il pensiero creativo e non convenzionale del brand nel mondo del lusso — elegante, sensuale e unico, ma anche ironico, irriverente e rivoluzionario. Le creazioni sono raccontate attraverso una serie di temi che evidenziano le molteplici influenze culturali italiane alle radici di Dolce&Gabbana: dall’arte all’architettura, dall’artigianato d’eccellenza al folklore, dalla musica all’Opera, il Balletto, il teatro e, naturalmente, le suggestioni della “dolce vita”.
FATTO A MANO
Nel cuore del loro processo creativo, Domenico Dolce e Stefano Gabbana si affidano alle mani sapienti di artigiani che incarnano l’eccellenza italiana del “fatto a mano”. Ogni collaborazione rappresenta una tappa del loro personale “GrandTour” della penisola: un viaggio contemporaneo simile a quello dei rampolli europei che, nel XVIII secolo, giungevano in Italia alla scoperta dei suoi tesori d’arte e di paesaggio. La bellezza del “fatto a mano” è valorizzata nell’architettura monumentale del Palazzo delle Esposizioni, dove filmati di repertorio e immagini di sfilate restituiscono l’impatto di eventi che uniscono moda e spettacolo, coinvolgendo tutti i sensi.
Le creazioni presentate riprendono tecniche artigiane tradizionali di varie regioni italiane, rilette attraverso la lente dell’Alta Moda. I colori delle maioliche di Capri si accendono in ricami scintillanti; occhiali da sole, foulard e pantaloncini evocano l’atmosfera leggera e spensierata della Dolce Vita. Le trame dell’intreccio e l’architettura dei trulli pugliesi si traducono in intarsi ricamati e tessiture complesse, mentre i ricami dell’Alta Sartoria sono ispirati dalla purezza formale delle ceramiche bianche di Grottaglie. Le sete dipinte mano e i ricami eseguiti con pietre multicolori rievocano gli splendori di Venezia, e i pappagalli ricamati con piume leggere rimandano alla dimensione onirica di un’estate mediterranea a Portofino. E ancora, la delicatezza della cassata palermitana trova un riflesso in applicazioni elaborate e pizzi preziosi; intrecci multicolori in cotone e lana rendono omaggio alle radici ancestrali delle tradizioni popolari della Sardegna. Le architetture di Firenze (Palazzo Vecchio e Duomo) sono trasformate in ricami ad applique di grande raffinatezza, mentre via San Gregorio Armeno, nel cuore della vecchia Napoli, ispira ornamenti che rievocano solenni processioni e le famose statuine che qui vengono vendute, intrecciando devozione e teatralità urbana. A Marzamemi, borgo della Sicilia sud-orientale, corsetti e maschere raccontano la leggenda della principessa Calafarina e del suo tesoro perduto, restituendo al mito locale una nuova forma visiva. In tutte queste creazioni, ricami, pizzi e passamanerie esaltano la raffinatezza del taglio sartoriale. Le trasparenze, le strutture e i volumi rivelano una ineguagliabile maestria artigianale: dal taglio alla corsetteria, dal flou al drappeggio, ogni elemento contribuisce a scolpire il corpo come paesaggio narrativo.
L’incontro tra i due stilisti e Anh Duong, artista nata in Francia ma con origini spagnole e vietna-mite, è il coronamento di un intenso dialogo tra arte e moda. Anh Duong inizia la sua carriera di artista a New York nel 1988. Mettendo in scena sé stessa in atmosfere fantastiche, la pittrice esplora tutte le possibilità dell’autoritratto attraverso il prisma visivo del diario intimo. Realizzati tra il 2012 e il 2024, gli autoritratti qui esposti per la prima volta raffigurano l’artista con indosso le creazioni sartoriali e orafe più iconiche dell’Alta Moda e dell’Alta Gioielleria di Dolce&Gabbana.
Questo viaggio introspettivo, che s’interroga sull’essere e sull’apparire, si rispecchia nelle ricerche stilistiche di Domenico Dolce e Stefano Gabbana ed evoca l’Italia: Taormina, Milano, Venezia, Capri, Porto-fino, Napoli, Palermo, il lago di Como, Agrigento,Firenze, Siracusa, la Puglia…
L’ARTE E LA MAESTRIA DEL VETRO
Gli abiti, gli specchi e i lampadari che qui dialogano tra loro in un gioco di riflessi illustrano un’importante fonte di ispirazione per Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Nella collezione di Alta Moda presentata davanti a Palazzo Ducale di Venezia nel 2021, le creazioni sartoriali ricamate con cristalli rendevano omaggio all’eccellenza della tradizione vetraria, emblematica della Serenissima. Altrove, gli stilisti esplorano materiali con superfici specchianti o rievocano lo splendore dei lampadari. Ricami di vetro e abiti d’argento rispondono con il loro scintillio agli specchi dei maestri Barbini e ai celebri lampadari della Barovier & Toso. Fondata nel 1295, Barovier è tra le più antiche imprese artigianali a conduzione familiare ancora attive nel mondo. La lavorazione del vetro a Murano, che risale al XIII secolo, conobbe uno sviluppo folgorante grazie al famoso “cristallo veneziano”, messo a punto da Angelo Barovier nel 1455. La fama degli specchi di Venezia crebbe in tutta Europa nel corso del XVI secolo per poi subire un rallentamento nel Settecento, in seguito al declino della città. All’inizio del secolo scorso Nicolò Barbini contribuì al rilancio degli specchi di Murano; i suoi discendenti, Vincenzo e Giovanni Barbini, perpetuano la tradizione d’eccellenza dei loro antenati. Alcuni dei capolavori del patrimonio dell’azienda testimoniano qui in mostra il virtuosismo di quest’arte.
IL GATTOPARDO
Il Gattopardo, che mette in scena il passaggio dalla tradizione alla modernità, è il film di culto per Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Questo capolavoro di Luchino Visconti, adattamento dell’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, è ambientato in Sicilia dopo lo sbarco di Garibaldi, uno dei principali artefici dell’Unità d’Italia. Il film racconta la nostalgia per l’antica aristocrazia siciliana ormai in declino, incarnata dal principe Fabrizio di Salina, di fronte all’avvento di un nuovo mondo democratico simboleggiato da Don Calogero, borghese arricchito di modesta estrazione. Questi due mondi finiscono emblematicamente per incontrarsi attraverso l’unione di Tancredi, nipote del principe, con Angelica, figlia di Calogero. L’amore e la bellezza trascendono così tutte le divisioni.
LE TRADIZIONI SICILIANE
Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno un attaccamento particolare per la Sicilia, terra di tradizioni ancestrali che si sono mantenute in vita fino ad oggi. In questa sala viene evocata l’influenza della ceramica e del carretto siciliano, in particolare sulle collezioni Alta Moda e Alta Gioielleria presentate a Palermo nel 2017. In Sicilia, la tradizione delle ceramiche risale all’epoca micenea, quando i principali centri di produzione erano Caltagirone, Monreale e Santo Stefano di Camastra. Tutta l’esuberanza di queste decorazioni si ritrova sugli abiti Alta Moda. Il carretto siciliano, nella sua versione originale, esisteva già in epoca greca ma si è sviluppato nella sua forma attuale solo nell’Ottocento. Utilizzato in origine per trasportare carichi di uso quotidiano, aveva un posto d’onore durante le processioni e i matrimoni. Oggi come ieri, il carretto e i finimenti del cavallo sono riccamente ornati con motivi colorati, la cui realizzazione richiede le competenze di scultori lignei, incisori, fabbri e pittori. La varietà iconografica delle decorazioni dipinte rivela le diverse aree geografiche della Sicilia; i soggetti più diffusi sono gli eroi delle avventure di Carlo Magno e la figura di san Giorgio che uccide il drago, uno dei simboli dello spirito cavalleresco. Questi leggendari personaggi ricompaiono sugli imponenti abiti con corsetti e crinoline, mentre gli alti copricapi di piume si ispirano ai pennacchi che ornano i cavalli attaccati ai carretti.
IL BAROCCO BIANCO
Con l’aspetto scultoreo degli abiti e la lavorazione dello stucco evocati in questa sala, decorazione di interni e moda si uniscono in un elogio del Barocco bianco. Affascinati dall’arte di Giacomo Serpotta (1656-1732), gli stilisti rivisitano nei tessuti le decorazioni in stucco degli interni, molto in voga in Sicilia nel Seicento e nel Settecento. Ne adottano la tensione drammatica, che scaturisce dall’apparente contraddizione fra la semplicità del bianco e la sontuosa opulenza delle composizioni, ricche di figure in pose complesse e drappeggi fluttuanti in una profusione di cherubini, volute, pilastri, nicchie, cariatidi… Giacomo Serpotta deve la sua fama alla realizzazione di stucchi per numerosi edifici religiosi di Palermo. Maestro geniale di questa tecnica, basata su un impasto di calce, gesso e sabbia applicato su un’intelaiatura di legno e fil di ferro, ne migliora l’effetto finale grazie a un’innovazione fondamentale, l’“allustratura”, che consiste nell’aggiunta di uno strato di grassello (mastice) e di polvere di marmo capace di conferire una lucentezza incomparabile ai rilievi scolpiti. Nei modelli di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, le figure barocche sono plasmate utilizzando crine di cavallo e ovatta per creare l’effetto tridimensionale, poi ricoperte di duchesse e mikado. I materiali tessili così scolpiti ripropongono tutta la lucentezza e la brillantezza degli stucchi di Giacomo Serpotta.
LA DEVOZIONE
In molte delle creazioni di Dolce&Gabbana brilla il motivo di un cuore sacro, ricamato sugli abiti e realizzato in metallo e perle su borse e flaconi del profumo Devotion. Centrale e magnifico, questo elemento focalizza l’attenzione con tutto il suo splendore. Simbolo di vita e di amore, il cuore ricorda che non c’è creazione se non si è disposti a donarsi completamente a un’impresa artistica. Le creazioni di Alta Moda, Alta Sartoria e Alta Gioielleria, pezzi unici e vere e proprie opere d’arte da indossare, rappresentano la ricerca di eccellenza che unisce nella stessa passione artigiani e stilisti. Sotto la protezione del Sacro Cuore e di un altare eretto al culto della perfezione dell’artigianato artistico, modelli splendenti d’oro rimandano al sublime incontro fra sacro e sensuale, caratteristico della teatralità barocca. Gli abiti si ispirano in particolare alle figure scolpite nel legno in posa chiastica, molto in voga nel Seicento e nel Settecento. Concetto rappresentativo di questo genere decorativo è la voluttà, l’espressione della vita e delle emozioni, il senso di uno splendore travolgente che sprigiona una sorta di fervore mistico.
NEL CUORE DI MILANO
L’abito che conclude la mostra, in pizzo macramé dorato con gioielli di filigrana d’oro, è stato pensato come un omaggio alla città dove vengono creati e realizzati a mano tutti i modelli delle collezioni Alta Moda, Alta Sartoria e Alta Gioielleria. La gonna, quasi semisferica, evoca nella mente degli stilisti l’architettura a cupola della Galleria Vittorio Emanuele II, uno degli emblemi della moda e dell’eleganza milanese. L’abito rende anche omaggio alla statua dorata della Madonnina, situata in cima al Duomo. Realizzata nel 1774, si innalza a quasi 110 metri al di sopra di una foresta di 134 guglie. La Madonnina rappresenta il cuore e l’anima dei milanesi, che le attribuiscono il potere di intercedere in cielo per ottenere protezione e benedizioni, stabilendo così un legame tra il mondo spirituale e quello degli esseri umani. L’interpretazione della Madonnina nell’Alta Moda esprime la quintessenza dello stile di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, l’idea di elevazione tramite la passione per il lavoro sapiente dell’artigianato artistico, la ricerca di un’eleganza assoluta, il perseguimento di una perfezione che vada oltre la mediocrità quotidiana. Una bellezza capace di trasfigurare il mondo.
OPERA
Nel mondo di Dolce&Gabbana, teatro e vita reale si intrecciano intimamente in una stessa celebrazione della bellezza. Gli stilisti desiderano trasfigurare la quotidianità attraverso l’incanto delle loro creazioni e trasformare ogni istante della vita in un momento magico. A seconda delle circostanze, stilisti, registi, scenografi, direttori d’orchestra o coreografi sanno rendere reale e tangibile tutta la potente eccentricità del loro mondo immaginario. L’opera occupa un posto importante nelle collezioni di Domenico Dolce e Stefano Gabbana perché è la manifestazione più impressionante del dramma all’italiana e offre loro la possibilità di esprimere le passioni nei loro aspetti più estremi. Varie collezioni propongono qui una fantasmagorica carrellata di grandi opere liriche: La Traviata, Attila, Aida, Rigoletto e Don Carlo di Giuseppe Verdi; Tosca, Madama Butterfly, La fanciulla del West e Turandot di Giacomo Puccini; Norma e I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini; Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni; Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini… I modelli ispirati all’opera e al balletto sono distribuiti intorno a una tavola imbandita, nell’evocazione di un teatro all’italiana. L’idea del buon cibo e della convivialità di un pasto condiviso rimanda a un altro dei temi cari ai due stilisti.
LA SARTORIA, ORNAMENTI E VOLUMI
Gli atelier sono il motore indispensabile, il cuore vibrante delle collezioni Alta Moda, Alta Sartoria e Alta Gioielleria. Laboratori di ricerca all’avanguardia e custodi di tecniche antiche, rappresentano il luogo più sacro e segreto della casa di moda. È qui che prendono forma i disegni degli stilisti, dopo essere stati interpretati dagli artigiani grazie al loro saper fare unico. Nel cuore di Milano, gli atelier sono distribuiti in ampie sale che affacciano su un vasto giardino interno alberato. Circa 120 persone vi lavorano per creare abiti fatti a mano e realizzati in esclusiva per ogni cliente. Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno integrato le tecniche tradizionali con alcune particolarmente originali, come quella del “collage”, che permette di trasporre sulla superficie del capo immagini tratte dalla natura o dalla storia dell’arte. E allo stesso tempo, hanno fatto riscoprire lavorazioni antichissime, come il ricamo a piccolo punto. Ricercatori appassionati di forme inedite, gli stilisti sono convinti che la struttura dell’abito debba glorificare la plasticità del corpo. Alcuni atelier sono stati temporaneamente trasferiti nel cuore della mostra, offrendo così l’opportunità di osservare una parte del complesso processo creativo. Una scelta di abiti neri in lavorazione documenta l’importanza di questo colore nel percorso stilistico di Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Il nero è il colore indossato dalle popolane, è il colore del velo delle donne veneziane e il colore che connota una figura ricorrente nel cinema neorealista italiano, la vedova siciliana. Ma per gli stilisti il nero è soprattutto il colore dell’essenzialità, quello che con la sua purezza permette a ogni donna di affermare la propria personalità.
VESTIRE L’ARCHITETTURA E LA PITTURA
Domenico Dolce e Stefano Gabbana attribuiscono la stessa importanza alla struttura e agli ornamenti delle loro creazioni sartoriali, un atteggiamento che riflette il ruolo paritetico attribuito all’architettura e alla pittura nell’arte italiana. L’architettura della galleria di Palazzo Farnese a Roma e il celebre ciclo di affreschi di Annibale Carracci (1560-1609) che ne decora il soffitto, qui evocati in una videoinstallazione, costituiscono i principali riferimenti iconografici dei loro capi. Queste creazioni Alta Moda, Alta Sartoria e Alta Gioielleria sono l’espressione dell’ammirazione degli stilisti per Botticelli, Leonardo da Vinci, Raffaello, Tiziano, Piero della Francesca, Giorgione, Salaì, Caravaggio, Moroni… La costruzione di un abito assomiglia all’edificazione di una casa. L’architetto, come il sarto, parte dai disegni che indicano i principali volumi e le linee generali del progetto, per poi realizzare le planimetrie e i piani di elevazione dei muri. Nell’alta moda il bozzetto è dapprima trasposto su un tessuto di cotone che riproduce la forma tridimensionale del capo; successivamente, una volta finalizzata la sua struttura, il modello viene steso in orizzontale. A partire da questo prototipo, si taglia e si cuce la creazione sartoriale nel tessuto scelto dallo stilista, aggiungendovi poi gli ornamenti, proprio come l’architetto lascia il posto ai decoratori e ai pittori.
LE DIVINITÀ IN SOGNO
Gli abiti da sogno creati da Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono l’espressione della componente divina presente in ogni essere umano. Le immagini di regine e divinità conferiscono ai capi una forza simbolica. La collezione dell’autunno-inverno 2019-2020 si ispira in particolare alle storie dei miti immortalati sui vasi attici in ceramica. Le divinità di Dolce&Gabbana sono qui esposte sui gradini di un edificio che rievoca il Tempio della Concordia ad Agrigento. Questo capolavoro dell’arte ellenistica, costruito intorno al 440-430 a.C., è l’unica architettura in stile dorico in grado di rivaleggiare con il Partenone di Atene. Accanto a questa costruzione, un secondo edificio molto più contemporaneo è ricoperto da mosaici dorati, che si ispirano allo splendore delle tessere musive bizantine nella Basilica di San Marco a Venezia. Domenico Dolce e Stefano Gabbana si sono ispirati a più riprese all’arte sfolgorante del mosaico con decorazioni geometriche o figurative. La sfilata di Alta Sartoria del 2017, presentata davanti al Duomo di Monreale in Sicilia, rende omaggio a questo capolavoro dell’architettura che mescola influenze arabe, normanne e bizantine. Le tuniche e i cappotti con elaborati motivi patchwork ricordano proprio lo splendore dei suoi mosaici bizantini realizzati nel XII secolo da maestranze locali. La sfilata presentata a Venezia per l’autunno inverno 2021-2022 è invece un tributo all’arte bizantina dei famosi mosaici della Basilica di San Marco e al suo pavimento in stile cosmatesco, ricco di motivi floreali e volute. L’azienda Orsoni Venezia 1888 ha realizzato il mosaico che funge qui da luminosa cornice alle creazioni di Dolce&Gabbana. Riprendendo le tecniche dei mosaici bizantini, questa fornace veneziana, l’unica in grado di riprodurre il leggendario “Oro San Marco”, partecipa al restauro della Basilica di San Marco a Venezia.
ANATOMIA SARTORIALE
Il corsetto appartiene alle storie emblematiche della maison Dolce&Gabbana. Si tratta di una citazione modernizzata tanto dei corsetti del XVIII e XIX secolo quanto delle stuzzicanti guêpière degli anni cinquanta, ma anche dell’universo sensuale di Helmut Newton. Le fotografie di corsetti e lingerie realizzate per la prima volta in occasione della mostra a Palazzo Esposizioni ricordano i procedimenti della rayografia e della solarizzazione sperimentati da Man Ray a partire dagli anni venti, nonché la radiografia utilizzata da Helmut Newton per immortalare un piede che indossa uno stiletto, in cui scarpa e anatomia diventano un tutt’uno. È la stessa simbiosi che Domenico Dolce e Stefano Gabbana ricercano creando corsetti che ridefiniscono il corpo, con le stecche che ne sostituiscono l’ossatura. Il loro lavoro sartoriale rafforza la funzione del corsetto nella costruzione di una silhouette perfetta, anche quando il corpo naturale non risponde ai canoni classici. Questo studio anatomico è rivolto a tutti i tipi fisici e a tutte le corporature, perché il sarto si fa scultore della carne. L’ambizione di rimodellare il corpo umano in modo ideale risale alla fine del Medioevo e coincide con l’avvento della moda dell’abbigliamento aderente. Questa ricomposizione del busto si è sviluppata durante il Rinascimento, nel contesto della nascita dell’umanesimo. Per gli uomini, la prima forma di abbigliamento che modella il corpo è il farsetto (progenitore del doppiopetto), una stretta protezione imbottita indossata sotto l’armatura medievale. Quando il feudalesimo va gradualmente scomparendo, l’ideale cavalleresco rimane la migliore espressione della mascolinità, virile, combattiva, eroica. Ispirati dalla riscoperta della statuaria grecoromana, artisti come Donatello, Michelangelo o Cellini si appassionano alla plasticità del corpo umano, a cui conferiscono un aspetto magnifico accentuandone la muscolatura. Designato nel XVIII secolo con il termine corps, il corsetto viene indossato da uomini, donne e bambini come un supporto per mantenere una postura eretta. Per idealizzare il corpo, il sarto scolpisce i volumi con tela e ovatta allo scopo di ricreare una muscolatura ideale. Per le donne, il modellamento del corpo si concentra sul décolleté, sul seno e sulla vita. Il corsetto definisce i contorni della silhouette e li modifica in base alle mode e in armonia con quelli di gonne, pannier, crinoline e faux culs. È nella genealogia di questo elemento essenziale nella storia culturale del vestire che si collocano il tailoring e la corsetteria di Alta Moda e Alta Sartoria.
CINEMA
Devotion, a film by Giuseppe Tornatore
Nel cuore di questa stanza si proietta Devotion, il film che il regista Premio Oscar Giuseppe Tornatore ha dedicato a Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Autore di pellicole che hanno ridefinito l’identità del cinema italiano, tra cui il celeberrimo Nuovo Cinema Paradiso, Tornatore ha più volte collaborato con la maison per la realizzazione di film pubblicitari, lasciandosi conquistare dalla singolarità dell’universo creativo dei due stilisti. Devotion è un ritratto sensibile e poetico, capace di cogliere l’essenza profonda della loro visione. Le immagini scorrono tra abiti e mani illuminate dalla luce rituale di candele accese ogni giorno, sotto lo sguardo di numerose Madonne. Un’atmosfera sospesa, quasi liturgica, in cui il gesto creativo si carica di energia simbolica. È qui che Tornatore rintraccia la radice del loro immaginario: una devozione totale, assoluta e incondizionata alla bellezza, vissuta come atto sacro e quotidiano. Nel film, l’Italia e la Sicilia prendono forma con la stessa intensità emotiva che anima ogni collezione. La magnificenza dei palazzi e l’intensa ritualità delle processioni convivono con la dolcezza di gesti familiari: una passeggiata in Vespa per le vie di Palermo, il bacio di un bambino alla nonna. E l’emozione sta nei dettagli: una tenda di pizzo che si solleva come tulle in movimento, un lampadario che si fa orecchino, il verso delle cicale, il suono delle campane, l’esplosione dei fuochi d’artificio al passaggio di una parata. Attraverso i momenti catturati tra laboratori e backstage, Tornatore racconta una bellezza ancestrale e mitica, reinventata con grazia e restituita al presente con assoluta autenticità.
ARTE SARDA
Sedotti dalla magia della Sardegna, Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno dedicato le loro collezioni invernali 2024-2025 alla ricchezza della sua arte preistorica, alla bellezza delle sue antiche vestigia e alla sua straordinaria cultura popolare. La collezione di Alta Moda ha sfilato nel Parco Archeologico dell’antica città di Nora, fondata nell’VIII secolo a.C., tra i mosaici romani e le rovine di un anfiteatro. La sfilata dell’Alta Sartoria, presentata nella cornice di un casale rustico, è stata preceduta da una rivisitazione della processione di Sant’Efisio, che si svolge a Cagliari ogni anno all’inizio di maggio in onore del santo patrono martirizzato nel 330 d.C. L’accompagnamento musicale rende omaggio ai tenori sardi e al loro inconfondibile canto polifonico, nell’interpretazione del gruppo Tenores di Bitti “Mialinu Pira”. Tra le ricchezze archeologiche dell’isola figurano gli imponenti edifici caratteristici della cultura nuragica risalenti all’età del bronzo. Le misteriose architetture megalitiche dei nuraghi sono evocate nella mostra di Palazzo Esposizioni in uno scenario che riunisce le creazioni Alta Moda e Alta Sartoria. Ispirate alla processione di Sant’Efisio, le collezioni rendono omaggio alle tecniche di tessitura sarda come i pibiones, i motivi a grappolo d’uva realizzati a mano su antichi telai, o i decori ispirati alla fauna e alla flora che rimandano alla singolare tradizione del coccoi pintau, il pane scolpito. Le camicie con maniche a sbuffo e pieghe sottili, riservate alle cerimonie sarde, sono state realizzate a mano dalle donne della regione. Spettacolari corsetti, coppe e cinture, insieme a collane e orecchini pendenti in oro caratterizzati da una struttura traforata e impreziositi da zaffiri e tormaline multicolori, diamanti, peridoti o tanzaniti, rievocano gli ornamenti presenti nel video reportage che è stato girato durante la processione di Sant’Efisio. La produzione di questi gioielli si ispira alla millenaria tecnica della filigrana, presente sull’isola fin dai tempi dei Fenici e successivamente sviluppata dagli Arabi e dagli Spagnoli. I voluminosi cappotti, i soprabiti e le bluse di colore bianco e nero ricordano la “mastruca”, l’abito tradizionale dei pastori sardi. Questo cappotto di lana rustico viene indossato dai Mamuthones durante la cerimonia del carnevale di Mamoiada, come si può vedere in un video reportage. Il rituale dei Mamuthones simboleggia la lotta tra il bene e il male, tra la stagione invernale e quella estiva.
Crédit : Mariano Vivanco @marianovivanco
Crediti : Melania Dalle Grave, Piercarlo Quecchia, DSL studio
IG: @melaniadallegrave @piercarloquecchia @dsl__studio
Crediti : Mark Blower Photography @markblower.photography
Crediti : Michael Adair @michaelthecanadian
Dal Cuore alle Mani: Dolce&Gabbana
A cura di
Florence Müller
14 maggio – 13 agosto 2025
Palazzo Esposizioni Roma
Credits: © Courtesy of Dolce&Gabbana